La musica africana, pur nella sua varietà, presenta numerosi tratti comuni. Uno di essi è l'uso della ripetizione come principio strutturale: nella musica mbira degli shona dello Zimbabwe, ad esempio, l'accompagnamento del battito delle mani fissa un modulo ritmico che ritorna sempre uguale e sul quale il solista sviluppa le sue improvvisazioni. Un'altra importante caratteristica comune è la polifonia, ossia la combinazione di diverse parti che si presentano simultaneamente. La musica africana assume spesso un carattere dialogico: le voci, gli strumenti, perfino le mani del singolo esecutore, intervengono a turno come i diversi interlocutori in un dialogo. Uno degli stili più diffusi è quello detto "a chiamata e risposta", in cui il coro ripete un ritornello fisso in risposta al solista che fa da guida, e che gode di una maggior libertà d'improvvisazione.
Varia è la composizione degli insiemi musicali. Nell'Africa occidentale sono diffuse le formazioni di percussioni in cui tre o cinque esecutori intrecciano i loro moduli ritmici. Nel gruppo, ogni suonatore, colpendo il tamburo con una tecnica diversa, produce altezze e timbri che distinguono il suo strumento dagli altri. Di solito in queste formazioni un sonaglio o un campanaccio, percossi con una bacchetta, creano una linea costante che emergendo sulla complessa trama sonora del gruppo aiuta gli esecutori a mantenere il ritmo comune.
Nella musica per xilofono akadinda dei baganda ugandesi, si fronteggiano due gruppi di tre esecutori. Il primo gruppo ripete costantemente lo stesso tema, mentre il secondo interviene nelle pause con un motivo che va a intrecciarsi con quello del primo. Nelle regioni orientali, centrali e meridionali, gruppi di trombe o flauti emettono ciascuno una singola nota in rapida successione creando una ricca tessitura polifonica.
Tra le popolazioni dell'Africa meridionale, la polifonia è sviluppata soprattutto nella musica vocale. Nella musica corale tradizionale zulu le singole voci intervengono in momenti successivi in un ciclo continuo, sovrapponendosi in una complessa struttura sempre in mutamento.
Varia è la composizione degli insiemi musicali. Nell'Africa occidentale sono diffuse le formazioni di percussioni in cui tre o cinque esecutori intrecciano i loro moduli ritmici. Nel gruppo, ogni suonatore, colpendo il tamburo con una tecnica diversa, produce altezze e timbri che distinguono il suo strumento dagli altri. Di solito in queste formazioni un sonaglio o un campanaccio, percossi con una bacchetta, creano una linea costante che emergendo sulla complessa trama sonora del gruppo aiuta gli esecutori a mantenere il ritmo comune.
Nella musica per xilofono akadinda dei baganda ugandesi, si fronteggiano due gruppi di tre esecutori. Il primo gruppo ripete costantemente lo stesso tema, mentre il secondo interviene nelle pause con un motivo che va a intrecciarsi con quello del primo. Nelle regioni orientali, centrali e meridionali, gruppi di trombe o flauti emettono ciascuno una singola nota in rapida successione creando una ricca tessitura polifonica.
Tra le popolazioni dell'Africa meridionale, la polifonia è sviluppata soprattutto nella musica vocale. Nella musica corale tradizionale zulu le singole voci intervengono in momenti successivi in un ciclo continuo, sovrapponendosi in una complessa struttura sempre in mutamento.